I vigneti che brillano
L’eterna e magica sfida tra uomo e natura
Freddino questo aprile eh?
Uno non ci pensa, ma quando in primavera c’è un ritorno di freddo e si rischia una gelata, e mentre noi siamo tutti a “bubbolare” in casa, anche le nostre care vigne hanno bisogno di riscaldarsi.
Mi ricordo i racconti di Clement, un caro amico francese che da anni vive in Italia, che durante una cena a base di panzerotti pugliesi e Pinot Nero (viva l’integrazione!) mi affascinò con la sua testimonianza della magica atmosfera creata dai fuochi tra i filari delle vigne in Borgogna per contrastare la morsa del freddo.
Una distesa apparentemente infinita di luci nell’oscurità, distribuite sui dolci pendii, una sorta di surreale processione immobile, dove la spessa cortina della nube di fumo amplifica ancora di più la luce calda e tremolante delle fiamme che scaturiscono dalle equidistanti balle di fieno. Insomma, tipo quando parte la ballad durante un concerto dei Metallica.
Una grande festa notturna illuminata dai mille fuochi che bruciano lungo i filari dei vini nobili. Un’opera d’arte, in cui l’autore decide di illuminare le colline, disegnarne i contorni posizionando le torce nelle zolle asciutte. Una performance, una sorta di rituale magico che si ripete da secoli, nell’eterna lotta tra uomo e natura. Una lotta che, siamo sicuri, è spesso accompagnata dalle irripetibili bestemmie dei viticoltori.
Anche l’Italia non è indenne da questa tradizione, e bisogna dire che anche negli ultimi anni i danni delle gelate non sono stati pochi.
Il nord risulta essere l’area maggiormente colpita dalle gelate d’aprile, ma la situazione si presenta diversificata ed estesa a macchia di leopardo su tutto il territorio.
Anche nella prima metà di questo aprile il gelo notturno (in qualche zona anche oltre gli 8 gradi sotto zero) si è rivelato letale per il settore ortofrutticolo di gran parte della nostra penisola.
E purtroppo anche le vigne, dal trevigiano al foggiano, passando per Montalcino (ahinoi), non sono rimaste esenti dai danni. E gli antichi fuochi sono apparsi per l’ennesima volta in molte zone dello Stivale.
Questo mare di lanterne serve a proteggere le parti verdi delle piante, nate da poco, minacciate dall’improvviso e spesso imprevedibile abbassamento delle temperature. Appena si arriva a un grado sotto zero, partono le danze.
Se la vite dovesse congelare prima della fioritura, la stagione sarebbe irrimediabilmente compromessa.
I viticoltori di oggi dispongono anche di sonde installate nei vigneti per segnalare quando la temperatura si avvicina allo zero. In quel caso è il momento di intervenire: si accendono fuochi tra i filari bruciando paglia bagnata per produrre più fumo possibile fino all’alba. La nuvola artificiale che si forma protegge le viti dalle basse temperature e filtra il sole che sorge per impedire ai raggi di bruciare i germogli.
Non solo fuoco e fumo per la battaglia contro il gelo: un altro elemento utilizzato da diversi produttori è l’acqua. Anche se ricorrere all’acqua per combattere il gelo può suonare strano, questo rimedio ha la sua logica. Quando abbiamo saputo che per salvare il vino bisognava annacquare, metà del nostro team ha avuto un mancamento. L’altra metà ha continuato a bere.
Diversi produttori irrorano i vigneti dall’alto con l’obiettivo di coprire tutte le viti di acqua. L’acqua che si trasforma in ghiaccio mantiene infatti una temperatura di 0 gradi e isola i germogli dalle temperature ancora più basse, che sarebbero fatali. Un sistema sicuramente più economico e sostenibile dal punto di vista ambientale rispetto ai fuochi che sono alimentati con paglia, legna o carburante, ma che non sempre è immediatamente disponibile nei dintorni dei filari.
Il gelo è un vero flagello per le viti: può compromettere anche l’intera stagione.
Ci sono zone, come la Borgogna, in cui ci si sta attrezzando anche con un vero e proprio scudo tecnologico contro la grandine, che funziona grazie a cannoni che sparano particelle di ioduro di argento che, in parole povere, rendono la dimensione delle gocce e dei chicchi di grandine più piccola, proteggendo parecchi ettari di colture. Gli unici bombardamenti che ci piacciono, potremmo quasi decidere di arruolarci per questa giusta causa.
Ma sono ancora poche le regioni viticole al mondo che possono permettersi un simile ombrello protettivo.
Insomma, quando il vino arriva in tavola (specialmente quello veramente buono), non diamolo per scontato. Queste storie e immagini ci raccontano, con tutto il loro fascino, quanta fatica e attenzione ci siano nel lavoro di chi, ogni giorno, coltiva le vigne e alza gli occhi al cielo per produrre grandi vini.
Perché anche il vino ha il suo lato romantico, fatto di sudore, brividi e passione… potremmo dire quasi un lato erotico.
Pensiamoci, ogni tanto, quando stappiamo una bottiglia!
Illustrazione: Fabrizio Bambi