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Dalla foglia all’acino.

Come riconoscere le varietà delle viti senza perdersi in
tecnicismi.

 

Non è come sembra.
Come sapete a noi di PWNK non piace mai salire in cattedra per chiosare sugli
argomenti legati al magico mondo del vino, ci interessa viverlo e condividerlo con chi lo ama come noi.

L’altra sera però è stato più forte di noi. Durante una cena è emersa la parola
ampelografia. Neanche le nostre reminiscenze di studi classici in quel momento ci hanno supportato nel poter capire di cosa si trattasse. Allora è stato d’obbligo, passato il cerchio alla testa, approfondire la mattina seguente.

Il signor Google ci viene sempre in soccorso e quindi:
dicesi Ampelografia “la disciplina che ha come compito quello di studiare, identificare e classificare le varietà dei vitigni, basandosi sul riconoscimento delle caratteristiche morfologiche della varietà di vite e mettendola in relazione alla zona di provenienza”.

Ma continuando a leggere capiamo anche che “esiste un’ampelografia di tipo
tradizionale, che si basa sulla diversità morfologica tra le diverse varietà, e
un’ampelografia molecolare, basata sugli studi del DNA.

Azz. Ma come riconoscere una varietà di vite?
Questa disciplina inizia con l’identificare i caratteri dei germogli, per passare alle
foglie, al frutto, fino ai tralci e al tronco. La valutazione continua classificando il
colore, la grossezza, la forma, la compattezza, il sapore, la consistenza, l’epoca di
maturazione dei grappoli di uva. Per riconoscere e classificare i vitigni questa
disciplina si basa sull’utilizzo di particolari descrittori ampelografici, ossia di caratteristiche tipiche di una varietà di vite che ne permettano il riconoscimento e la classificazione. Sorvoleremo su ulteriori tecnicismi… vi basti sapere che per ogni vitigno si creano delle schede che ne elencano le principali caratteristiche.

Sempre googlando un ripassino è d’obbligo anche sulla composizione del magico
frutto. L’acino dell’uva infatti si compone di tre parti fondamentali: la buccia, la polpa e i vinaccioli.

La buccia è il rivestimento esterno dell’acino che può essere di colore bianco-giallo
o nero-rosso. Tante le sostanze aromatiche e coloranti al suo interno, tra cui i
tannini.

La polpa è il succo dell’acino che contrariamente a quanto si pensi il succo dell’uva
ha colore tendente al giallo sia per le varietà a bacca bianca sia per quelle a bacca
nera.

I vinaccioli invece sono i semi dell’uva e all’interno di un acino possono essere
presenti un massimo di quattro vinaccioli, anche se solitamente se ne trovano meno.

Un’ultima curiosità PWNK

Lo sapete che il primo ampelografo della storia fu Plinio il Vecchio che riportò le
prime descrizioni nella sezione botanica del suo monumentale trattato “Naturalis
Historia” pubblicato nel 77 d.C.?
Solo nel 1700 appare il primo vero trattato ampelografico, scritto dall’Abate
François Rozier.

Hai capito? Alla prossima cena puoi non fare la faccia a bischero e vantarti di sapere
qualcosa in più.